sabato 5 dicembre 2009

I marchi meno ecologici


Nonostante gli allarmi per il riscaldamento globale, gli appelli che da più parti gli esperti fanno con l'obiettivo di convincere politici e gente comune a limitare drasticamente il livello di emissioni, non sono pochi i grandi gruppi internazionali che non hanno ridotto le proprie emissioni.

Secondo una ricerca britannica denominata Brand Emissions, la quale si occupa, di verificare il livello di emissioni prodotto dai grandi "brand" internazionali, considerando ben 600 marchi tra i più noti, si arriva ad una conclusione di totale bocciatura per buona parte di essi. Due terzi tra questi 600 non è stato ritenuto sufficientemente organizzato nel ridurre le proprie emissioni, con un discreto numero che è addirittura stato capace di aumentarle.
Il rapporto non manca comunque di fare i nomi, regalando un po' di pubblicità positiva ai più "diligenti", ma penalizzano in questo modo, in maniera meritatissima, i brand meno attenti ad un problema globale di questo livello.
Se gruppi come Accenture, Standard Chartered, Ericsson, T-Mobile, Tesco, KPMG, Dell, BMW, Eurotunnel e AMD hanno diramato dati relativi alle emissioni assolutamente positivi, riuscendo a diminuire i loro livelli rispetto all'anno precedente, non altrettanto hanno fatto ben 122 marchi tra cui Sky, Barclays e eBay, che hanno invece visto aumentare la quantità di gas serra prodotto dalle proprie attività nel 2008.
Decisamente bocciati a causa non solo dell'aumento di emissioni prodotte ma anche e soprattutto per l'assenza di precise strategie di miglioramenti, troviamo invece marchi come Acer, Finnair, Juniper Networks, Premier Inn, Billabong International, Costa, Unisys, TNT, Gossard e Aegon, mentre rimangono in sospeso marchi come Harvey Nichols, McDonald's, Porsche, Google, McKinsey e Amazon, per i quali, almeno per i primi tre, non sembra esserci alcun proposito di migliorare, mentre per gli altri non è stato possibile verificare i valori delle emissioni prodotte nell'anno passato.

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