mercoledì 23 dicembre 2009

E=mc2, l'energia dai rifiuti in Italia

Presentato il 3 dicembre da Unioncamere, Ecocerved ed CMCC (centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici), lo studio E=mc2 analizza il contributo delle tecnologie di recupero di energia dai rifiuti per il conseguimento degli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici per l'Italia nell'ambito della strategia europea nota come "20-20-20".

La ricerca si propone di analizzare le prospettive per termovalorizzazione e produzione di biogas da rifiuti in Italia sotto il duplice aspetto del loro
possibile contributo alla generazione di energia e del ruolo che possono potenzialmente giocare nell'ambito di una politica di mitigazione delle emissioni di CO2.
In Italia, la quantità di rifiuti avviati a operazioni di recupero energetico (operazione R1), è risultata in crescita negli anni 2002-2006. I rifiuti avviati a incenerimento con recupero di energia sono passati dai 3,1 milioni di tonnellate nel 2002 a circa 3,9 milioni di tonnellate nel 2006 con un aumento percentuale complessivo del 27%, anche se con una lieve flessione negli ultimi due anni. Anche il biogas recuperato dalle discariche è cresciuto in misura considerevole. Nel 2006 la termovalorizzazione e il biogas hanno fornito un contributo alla produzione di energia in Italia pari a 1,02 e 0,31 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) costituendo una quota minima dell'energia totale prodotta (0,7% e 0,2% rispettivamente).
Di conseguenza, anche il contributo alle emissioni di CO2 è limitato: 2,8 milioni di tonnellate di CO2 o lo 0,58% del totale emesso dall'Italia per la termovalorizzazione (l'1.88% del totale delle emissioni nel processo di generazione di energia elettrica (ISPRA, 2009) la cui intensità di emissione è comparabile a quella del gas naturale. Il biogas invece viene considerato una fonte energetica "pulita" in quanto le emissioni di CO2 legate ai processi di produzione di energia elettrica da questa fonte, come da tutte le altre biomasse, sono convenzionalmente ritenute di origine organica per cui non contabilizzate nelle statistiche delle emissioni (IPCC, 2007).
Per questo genere di studio non si può prescindere né dalle relazioni dei settori energetici con il resto dell'economia nazionale né tanto meno dal contesto internazionale, per questo, ci si avvale di un modello di equilibrio economico generale dinamico-ricorsivo, sviluppato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei: ICES (Intertemporal Computable Equilibrium System). QUesto modello rappresenta l'economia come un sistema di mercati interconnessi adatti a catturare le interdipendenze settoriali e internazionali. Il modello ICES rappresenta 22 aggregati geo-politici, tra cui l'Italia, tra loro connessi da flussi di scambio internazionale di capitali, beni e servizi. Nel definire il dettaglio settoriale, oltre a quello elettrico, si è mirato ad evidenziare, soprattutto i settori economici a maggiore intensità energetica e di carbonio, in quanto più interessati dalle implicazioni dello sviluppo di termovalorizzazione e biogas e delle politiche di mitigazione.
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