giovedì 28 gennaio 2010

Il pedibus di Lecco "State of the World 2010"

E' sotto i riflettori il pedibus di Lecco dopo che il Worldwatch Institute lo ha insignito del riconoscimento "State of the World 2010" come esempio di buona pratica per ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera.

Circa 500 bambini ogni giorno percorrono le 15 linee per recarsi alle 10 scuole elementari che partecipano al progetto. Quando sette anni fa a Lecco partì il primo Piedibus, nato dalla collaborazione tra l'Amministrazione Comunale e la Cooperativa sociale ECO 86, nessuno poteva immaginare che l'iniziativa sarebbe entrata nel rapporto del Worldwatch Institute, "State of the World 2010".
Ogni anno, l'organizzazione di ricerca ambientale, pubblica in 36 lingue una raccolta di problemi ambientali globali, seguiti dalle proposte e dalle idee innovative già applicate nel mondo per tentare di risolverli. Il Piedibus di Lecco aveva già raggiunto la scena internazionale, nel marzo del 2009, quando venne citato dal New York Times come buona pratica per ridurre l'obesità infantile e abbattere l'inquinamento delle auto, ma non solo: andando a scuola con i piedibus i bambini fanno nuove amicizie e cominciano ad imparare le regole del codice della strada.
A Lecco il servizio è gratuito (il Comune copre tutte le spese di segreteria e assicurative) e si regge sul volontariato dei 150 adulti che, a rotazione, accompagnano a scuola quasi 500 bambini che si muovono su 15 linee per raggiungere 10 scuole elementari. La cooperativa ECO 86 che gestisce il progetto ha calcolato che, grazie al pedibus, ogni giorno 144 auto non percorrono 216 Km e non emettono 30 Kg di CO2. In un anno scolastico si evita quindi di emettere nell'atmosfera circa 4500 kg di CO2.
"Linea Acqua", "Linea Fuoco", "Linea Flintstones" sono alcuni dei nomi di fantasia utilizzati per i percorsi pedonali: sul sito del Comune di Lecco le famiglie che utilizzano il servizio possono scaricare le planimetrie dei percorsi con gli orari e le fermate. Il pedibus di Lecco può contare addirittura su una segreteria che, due giorni la settimana, dà informazioni ai genitori interessati.

Gli Italiani sognano una "Casa Verde"

l 63% desidera un'abitazione costruita secondo principi di ecosostenibilità e il 57% ha già previsto interventi di ristrutturazione energetica, lo rivela un'indagine svolta dal portale internet Casa.it

Qual è il grado di eco-compatibilità degli edifici del Bel Paese e come dovrebbe esser la casa ideale degli Italiani?
Lo svela una survey di Casa.it, il portale immobiliare n.1 in Italia con oltre 600.000 annunci e 2.000.000 di utenti unici al mese, che ha analizzato atteggiamenti e tendenze in fatto di ecosostenibilità e risparmio energetico mettendo in luce l'anima verde dei cittadini italiani. Che si parli di abbigliamento, cosmetici, accessori tecnologici o abitazioni, la dimensione ecologica dei prodotti risulta essere sempre più importante ai fini delle scelte di acquisto: il 43,6% del campione considera infatti fondamentale la caratteristica dell'ecosostenibilità, che rappresenta un fattore determinante insieme al prezzo/risparmio, decisivo per il 53% degli intervistati.
Quanto è verde il panorama immobiliare del nostro Paese e com'è la casa ideale degli Italiani?
Nonostante l'affermarsi di questa spiccata sensibilità ecologica, in Italia la bioedilizia deve ancora decollare. La maggioranza degli intervistati (58,4%) non vive al momento in edifici ecocompatibili, solo il 32,8% abita in case parzialmente o integralmente costruite secondo principi di eco sostenibilità. Tuttavia il 56,8% del campione prevede operazioni di ristrutturazione energetica, di cui il 17,5% già portati a termine. Le case dotate di una certificazione che attesti un buon livello di efficienza energetica valgono infatti di più ed esiste la possibilità di detrarre parte dei costi, oltre che di risparmiare nel lungo periodo. È probabilmente per questi motivi che gli italiani sognano una 'casa verde': il 62,9% del campione dichiara che la propria casa ideale dovrebbe essere costruita secondo principi di bioedilizia e sembra quindi esserci terreno fertile per l'affermarsi di questo trend nel nostro Paese.
A che punto siamo con certificazioni e incentivi?
Sempre secondo l'indagine condotta da Casa.it risulta che sono ancora poche le case che hanno già ricevuto la certificazione energetica, obbligatoria da luglio 2009 per gli immobili in vendita: solo il 19,4% (alla maggior parte, 28,8%, è stata assegnata la classe A, legata a un consumo inferiore ai 30 chilowatt per metro quadro all'anno e ai 3 litri di gasolio per metro quadro all'anno). Pochissime anche le case che consentono di usufruire degli incentivi del Conto Energia, che permette di rivendere con tariffe favorevoli l'energia auto-prodotta in eccesso al gestore dei servizi elettrici: il 6,6% è dotato di un impianto fotovoltaico, il 5,9% di pannelli solari vetro-vetro e lo 0,8% di un impianto eolico di piccole dimensioni.
Quali sono le dimensioni ecologiche tra le mura domestiche?
L'attenzione dedicata all'impatto ambientale e al risparmio energetico si riflette in casa in diversi aspetti, dalle caratteristiche strutturali dell'abitazione, alla tipologia degli impianti, agli elettrodomestici, alle semplici abitudini domestiche.
Significativa la percentuale di coloro che dichiarano di effettuare costantemente la raccolta differenziata, ben il 67,3%. Importanti anche le quote di coloro che optano per lampadine alogene o fluoro-compatte oppure led (59,6%), per elettrodomestici di classe ecologica (56,3%), per serramenti ad elevato livello di isolamento termoacustico (47,4%) e per caldaie a basso consumo energetico a condensazione (40,4%).
Per la casa ideale risultano parimenti interessanti molteplici soluzioni ecologiche, quali impianti a parete/pavimento, timer programmabil/interruttori intelligenti, serramenti isolanti. In particolare riscuotono grande favore (68,4%) gli ambienti coibentati e quindi l"eco-casa' si sogna di legno e calcestruzzo.
Quali sono le tendenze emergenti in termini di Interior Design?
L'anima verde degli italiani emerge anche nelle scelte di arredamento. Il 50% sceglie elettrodomestici di classe ecologica e sistemi di cottura a basso consumo e il 29,5% punta su articoli di elettronica di consumo ecosostenibili. Interessante inoltre l'utilizzo di tessuti bio per i complementi d'arredo (6,6%), di materiali riciclati o riciclabili come alluminio, vetro e plastica (15,6%) e di oggetti verniciati ad acqua e quindi ecologici anche nel processo di lavorazione (21,3%).
"La sostenibilità rappresenta un tema chiave oggi al centro del dibattito pubblico e nel corso degli ultimi anni si è affermata sempre più fino a imporsi quale priorità per le imprese, per le istituzioni e per i cittadini. La nostra indagine conferma questa tendenza e rivela l'importanza dell'impatto ambientale ai fini delle scelte di consumo delle famiglie italiane", ha dichiarato Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it. "Il settore edilizio e immobiliare è naturalmente interessato da questo fenomeno e si sta infatti facendo strada un nuovo modo di progettare, costruire e arredare le abitazioni secondo principi di bioedilizia ed ecosostenibilità, che determinano inoltre l'incremento del valore degli immobili. Dopotutto se la casa incarna l'essenza di chi la abita, l'attenzione della popolazione per le tematiche green si riflette inevitabilmente sulle scelte relative alle mura domestiche e il sogno per molti è proprio quello di una 'casa verde'"

Legambiente chiede chiarezza sul nucleare

Secondo l'associazione ambientalista è opportuno, anche in vista delle prossime elezioni regionali, fare chiarezza da parte dei candidati sulla loro posizione rispetto al nucleare nel nostro paese.

In vista delle elezioni regionali Legambiente lancia la sfida ai candidati: "Una centrale nucleare nella mia regione, sì o no?". Con questa semplice domanda l'associazione ambientalista punta a chiarire la posizione dei candidati rispetto al rilancio del nucleare nel nostro paese, in modo da garantire anche un confronto trasparente e democratico sul tema.
"Un tema così pesante per il futuro del Paese da non potere in alcun modo rimanere fuori dal dibattito elettorale - sottolinea Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente -. I cittadini italiani non possono essere costretti a escludere la questione atomica dalle loro valutazioni".
Le Regioni hanno un ruolo fondamentale nella definizione delle politiche energetiche del nostro Paese. Undici di queste (Lazio, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Piemonte, Campania) hanno recentemente avanzato ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti della norma varata dal governo che (caso unico nei paesi occidentali) prevede la possibilità di avviare la costruzione di una centrale nucleare o di un impianto di trattamento di scorie anche in presenza di un parere contrario delle istituzioni locali e delle regioni interessate, militarizzando inoltre i siti scelti.
"Tutti i candidati - insiste Cogliati Dezza - ci dicano chiaramente come la pensano e come intendono comportarsi nel momento in cui andrà stabilita la localizzazione dei siti per le centrali. A quanto pare il governo sta cercando di rimandare ogni decisione sui possibili siti a dopo le elezioni ma si rischia così di procedere in maniera ben poco democratica. Gli elettori devono conoscere le posizioni di coloro che stanno per delegare a governare il territorio".

Fai la differenziata e ricarichi il cellulare

A Napoli i cittadini riceveranno ricariche telefoniche in cambio della raccolta differenziata. E' questa la nuova idea che viene messa in pratica nel quartiere Chiaia.

L'idea ispiratrice deriva dai modelli adottati nei paesi nordici, così Napoli ha deciso di incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti - che nel 2009 ha raggiunto il 20% - distribuendo ricariche per i telefoni cellulari in cambio di rifiuti differenziati. Nel quartiere Chiaia, in punti strategici, sono state installate delle macchine compattatrici le quali, in cambio di rifiuti, rilasciano uno scontrino con un punteggio convertibile in ricariche telefoniche.
Per il momento questa possibilità riguarda solo la plastica, ma presto verrà estesa anche al vetro e agli oli usati. "Le compattatrici sono state posizionate in alcuni esercizi commerciali del territorio come l'elettroforno di piazza San Luigi, il Conad di via Manzoni, il Crai della Torretta a Mergellina e i commercianti di piazza Mondragone - spiegano i promotori della I municipalità in una nota -. L'obiettivo è di estendere quanto più possibile questa iniziativa, coinvolgendo tutti i centri commerciali".
L'iniziativa napoletana, come detto, si pone sulla scia di altre realtà già affermate da tempo. L'idea infatti non è nuova. Già da diversi anni negli Stati uniti e nei paesi del nord Europa è facile vedere persone che, per racimolare qualche moneta in più, raccolgono bottiglie di plastica o lattine di alluminio nei cestini per poi portarle in queste macchinette computerizzate.
Oltre ai paesi scandinavi dove il credito in cambio di materiali differenziati è ormai una realtà affermata e consolidata da anni, da un po' di tempo anche l'Ungheria sta facendo piccoli passi avanti: a Budapest è infatti possibile rendere le bottiglie di vetro oramai vuote e ricevere in cambio una piccola somma di denaro. Di recente anche ad Atene sono state installate macchine compattatici computerizzate che in cambio di vetro, plastica, carta e perfino batterie scariche erogano scontrini, dando diritto a crediti che gli utenti ricicloni possono utilizzare per la spesa.
Ma anche in Italia ci sono altre realtà simili a quella in sperimentazione a Napoli. La più importante iniziativa attivata nella penisola si chiama Ecobank ed è stata sperimentata per la prima volta all'interno del progetto pilota della Regione Piemonte: in soli 5 mesi di attivazione del progetto sono stati conferiti oltre 500mila imballaggi in Pet/ acciaio e alluminio, raccolti nelle due installazioni Ecobank di Alessandria e Valenza. Il test, partito a inizio 2009, ha riscosso un discreto successo: 850mila pezzi tra bottiglie e lattine sono state raccolte dalle macchine automatiche.
L'iniziativa, inoltre, porta con sé benefici anche estetici poiché l'istallazione di questi apparecchi può portare, sul lungo periodo, alla riduzione del numero dei vecchi cassonetti, poco estetici e maleodoranti.

fonte: alternativasostenibile.it

Il sud punta sul solare

Le regioni del sud aumentano la diffusione degli impianti fotovoltaici, Campania e Sicilia fanno la parte del leone per numeri di installazioni e per nuovi progetti.

Iniziamo con la Campania che nel 2009 ha portato a 1.400 il numero delle proprie installazioni, più che raddoppiando rispetto al 2007. Napoli, come era facile intuire, fa la parte del leone come numero assoluto di installazioni, ma il comune più solare risulta stare nel Cilento: Oliveto Citra.
A Catania invece, dopo lo sforzo congiunto di Regione Sicilia, Sharp, Enel Green Power e STMicroelectronics è stato dato il via al progetto per la costruzione di un mega impianto per la produzione di pannelli solari. Una volta superati tutti gli step, che inizieranno nel 2011, la fabbrica sarà in grado di garantire ben 480 Megawatt, creando posti di lavoro per almeno 700 persone.
La buona notizia, non è però solo una questione di numeri. I pannelli solari prodotti saranno tecnologicamente all'avanguardia, come ha ricordato il direttore esecutivo di Sharp, Katsuhiko Machida: "mpiegheremo una tecnologia all'avanguardia con pannelli solari a tripla giunzione a film sottile, con una minima percentuale di silicio, abbattendo così i costi di produzione rispetto ai pannelli tradizionali a cristalli."
Questo progetto, però, non è certamente il primo ad attivarsi di questi tempi in Sicilia. A dicembre, una fabbrica simile, anche essa con soluzioni tecniche moderne, è stata aperta a Campofranco, in provincia di Caltanissetta. Se l'impressione è che finalmente, con almeno un decennio di ritardo, anche nel nostro meridione si sia deciso di investire su una materia prima così abbondante, come il sole, non mancano però le voci che paventano possibili infiltrazioni mafiose nel green business.

martedì 19 gennaio 2010

I computer usa e getta

Innovativo da punto di vista del design e della sua usabilità. L'idea è di una azienda coreana, la Total Green Yanko Design, che ha pensato ad un portatile riciclato in tutte (o quasi) le sue parti.

Per chi viaggia parecchio è un'utopia. Invece, questo progetto potrebbe diventare davvero realtà! Dopo la macchina fotografica e il cellulare monouso (che si gettano via una volta sviluppato il rullino e esaurito il credito), sul mercato potrebbe spuntare il computer portatile usa e getta. Assemblato con hardware assolutamente ecologico, dai costi ridimensionati e la tecnologia comunque affidabile, questo eco-gioiello informatico potrebbe essere un nuovo trend ecosostenibile.
L'esigenza di creare questo computer a utilizzo limitato nasce dall'idea che, mediamente, un utente utilizza il proprio computer per due anni, per poi cambiarlo con un modello migliore. Per questo motivo Je Sung Park, designer della azienda coreana Total Green Yanko Design, ha lavorato sul progetto denominato "Recyclable Paper Laptop".
Questo computer portatile è realizzato con un telaio in carta riciclata (anzichè plastica o metallo). E' costituito da una struttura a strati: i due esterni in cartone compresso, contengono lo strato centrale (molto sottile) che racchiude gli hardware principali come lo schermo e la tastiera (anche questi, sempre riciclabili).

mercoledì 13 gennaio 2010

Arriva Google Energy

Il colosso di Mountain View ha richiesto il permesso per la compravendita di energia elettrica. Per ora non ha ancora una strategia concreta ma non vogliono escludere a priori la possibilità di poterlo fare in futuro.

Google ha creato Google Energy, puntando al mercato dell'energia, e in particolare quello dell'energia prodotta con fonti rinnovabili. Il colosso di internet ha infatti chiesto l'autorizzazione alla Federal Energy Regulatory Commission (FERC), il permesso di esercitare l'attività di compravendita di energia elettrica. "In questo momento - ha spiegato Niki Fenwick, portavoce di Google al sito Cne

t - non siamo in grado nei nostri mercati di acquistare energia rinnovabile affidabile e su vasta scala. Noi vogliamo comprare l'energia verde più affidabile e della migliore qualità dovunque possiamo e utilizzare i green credit. Non abbiamo per ora alcun piano concreto - ha aggiunto - ma vogliamo avere la possibilità di comprare e rivendere elettricità nel caso questa entri a far parte del nostro portafoglio".
Già oggi Google riduce parzialmente l'impatto legato alle sue attività grazie al maxi impianto fv da 1,6 MW installato presso il suo quartier generale a Mountain View. La possibilità di comprare e vendere energia verde consentirà a Google di accedere a quantitativi maggiori di energia verde soddisfacendo la sua crescente fame di energia, ma riducendo al contempo il suo impatto sul clima.
Un obiettivo alla base anche di molte attività finanziate dalla sua iniziativa filantropica Google.org dal solare alla geotermia avanzata alla distribuzione intelligente di energia attraverso il PowerMeter, un tool che consentirà agli utenti di gestire i propri consumi energetici direttamente da casa.


fonte: alternativasostenibile.it

"Santo-Graal" la lampadina super efficiente

Quando abbiamo parlato di Ekò non pensavamo si potesse fare meglio, invece ci sbagliavamo. Attualmente si sta lavorando su un prototipo di lampadina che avrà molti più vantaggi ed un costo ancora minore.

Per chi pensava che Ekò fosse la lampadina superecologica, qusto articola potrebbe avere dell'incredibile. E' in fase di realizzazione una lampadina ancora più amica dell'ambiente. Il suo nome, ancora in fase transitoria, è "Santo Graal" e promette di tagliare i costi del 75%. A differenza delle lampadine a risparmio energetico di ultima generazione, hanno un'efficienza 3 volte superiore, un'autonomia fino a 100.000 ore (e 60 anni di vita), riescono ad accendersi e spegnersi istantaneamente e, ultimo dato importante, hanno un costo irrisorio pari a 2,5 euro cadauna.
Per ora si sta lavorando su prototipi, ma il prodotto potrebbe raggiungere il mercato tra due anni. Il "Santo Graal" utilizza Nitruro di gallio (GaN) che è un semiconduttore artificiale comunemente impiegato per i LED, oltre per le luci delle biciclette, dei cellulari e dei flash delle macchine fotografiche.

In Piemonte si premia chi non usa le buste di plastica

La Regione Piemonte premia con buoni sconto i cittadini che fanno la spesa con borse riutilizzabili, anticipando il divieto che bandirà le buste monouso in plastica a partire dal 2011. In tutto sono in palio 17544 voucher del valore di 5 euro, spendibili entro il 27 marzo 2010. Più di 300 i supermercati che aderiscono all'iniziativa.

"Nessuna scusa, la borsa si riusa" è lo slogan della campagna lanciata in questi giorni dalla Regione Piemonte per disincentivare l'utilizzo dei sacchetti di plastica per la spesa. In più di 300 supermercati della regione, appartenti alle catene commerciali Crai, Coop, il Gigante e Conad, verranno premiati i cittadini sensibili al tema della riduzione dei rifiuti alla fonte che, con un comportamento virtuoso e volontario, anticiperanno il divieto di distribuzione dei sacchetti di plastica monouso che entrerà in vigore a partire da gennaio 2011.
A tutti i cittadini che tra il 18 gennaio 2010 e il 13 febbraio 2010 faranno acquisti presso uno dei supermercati aderenti alla campagna e si presenteranno alle casse con borse riutilizzabili (per tutta la merce acquistata) verrà data la possibilità di vincere buoni sconto del valore di 5 euro, grattando una cartolina consegnata al momento del pagamento. In tutto sono in palio 17544 buoni sconto, spendibili entro il 27 marzo 2010 negli stessi supermercati aderenti.

fonte: alternativasostenibile.it

Carburante dall'energia solare, ora è possibile

Grazie ad un prototipo, gli scienziati americani della Sandia National Laboratories, sono riusciti ad utilizzare l'energia solare per convertire l'anidride carbonica in vero carburante.

Il principio su cui si basa questo metodo, ci spiega l'ideatore Rich Diver, è molto semplice: "Attraverso l'energia solare è possibile innescare una sorta di combustione al contrario che trasforma l'anidride carbonica in carburante. Concentrando l'energia solare, si trasforma il biossido di carbonio, rilasciando così ossigeno e un flusso di ossido di carbonio che può essere facilmente convertito in combustibile liquido adatto a tutti gli usi e agli impianti tradizionali di trasporto già attivi".
Questo consentirà di riciclare le emissioni inquinanti, ad esempio recuperando quelle delle centrali a carbone, generando nuova energia mentre si riducono le emissioni".
"La cosa più eccitante" - aggiunge Diver - "è che questa invenzione consente di utilizzare il carburante fossile due o più volte, consentendo di diminuire le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera oltre a diminuire le quantità di carburante fossile dal sottosuolo.
L'invenzione davvero rivoluzionaria però non sarà pronta per il mercato prima di 10-15 anni. Questi sono infatti i tempi minimi per la commercializzazione e l'adattamento delle nuove invenzioni tecnologiche alle logiche del mercato globale. I petrolieri possono tirare un sospiro di sollievo, pur dovendo cominciare ad organizzarsi per convertire i loro impianti di carburante fossile, il petrolio, in qualcosa di meno inquinante, allineandosi con il trend ecologico che in questo momento storico vuole disporre di un'energia pulita, economica e sostenibile per tutta l'umanità.
Le conoscenze tecniche e scientifiche per creare un mondo futuro più pulito ci sono, adesso occorrerà vedere se i grandi players che costituiscono i centri del potere mondiale saranno d'accordo ad operare verso una direzione più sostenibile, magari rinunciando a parte dei loro guadagni.

lunedì 11 gennaio 2010

Da packaging ecologico ad appendiabito

La brillante ideea è venuta ad un designer inglese, Steve Haslip, il quale ha coniugato l'idea del packaging ecologico ad una gruccia, evitando così l'eliminazione diretta del materiale bensì il suo riutilizzo immediato.

L'innovativa idea è scaturita dalla mente del designer inglese Steve Haslip. Da una confezione di packaging dal profumo ecologico (ossia realizzato interamente in cartone) si può ottenere una gruccia che consente di riutilizzare il materiale usato invece di procedere alla sua eliminazione attraverso la raccolta differenziata. Progettare un imballaggio con questo compito non è stato sicuramente facile, ma Steve Haslip è riuscito nel suo intento.
Ovviamente non siamo di fronte ad un appendiabito che può durare nel tempo e non da usare per indumenti particolarmente pesanti, ma senza dubbio può svolgere il suo compito per il giusto tempo richiesto. Bisogna conoscere bene il materiale, avere le idee chiare sulle sue potenzialità e sfruttare al meglio le sue possibilità. Questo ci appare un esempio ben riuscito. L'esempio qui proposto si tratta di un imballaggio di una T-shirt capace di diventare una gruccia.

Rinnovabili obbligatorie per le nuove costruzioni

Previsto già dalle finanziaria del 2008, prorogata in seguito, i Comuni hanno avuto tempo fino al 1° gennaio 2010 per inserire nei propri regolamenti edilizi l'obbligo di dotare le unità abitative e gli edifici industriali di nuova costruzione di impianti di energia da fonti rinnovabili.

L'obbligo è quello di dotare le unità abitative e gli edifici industriali di nuova costruzione di impianti di energia da fonti rinnovabili che garantiscono una produzione di almeno 1 kW. Lo prevedeva la Finanziaria 2008 ai fini del rilascio del permesso di costruire per i nuovi edifici, e fissava al 1° gennaio 2009 la scadenza per i Comuni; successivamente, la L. 14/2009, di conversione del DL 207/2008 "Milleproroghe" l'ha differita al 1° gennaio 2010.
La norma va a modificare l'articolo 4, comma 1-bis, del Testo Unico dell'edilizia (Dpr 380/2001) che prevede quindi nei regolamenti edilizi, l'obbligo, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento, ai fini del rilascio del permesso di costruire per gli edifici di nuova costruzione, l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con potenza non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa. Per i fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kW.
Secondo il rapporto di Legambiente e Cresme "L'innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali" l'utilizzo di fonti rinnovabili è già obbligatorio in 406 Comuni e l'obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per unità abitativa è stato recepito in 135 Comuni. La Regione Puglia ha mantenuto al 1° gennaio 2009 la scadenza per l'inserimento nei regolamenti edilizi dell'obbligo di prevedere, ai fini del rilascio del permesso di costruire per gli edifici di nuova costruzione, l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ad esempio, il Comune di Roma ha inserito nel proprio Regolamento Edilizio la norma secondo cui i nuovi edifici dovranno essere dotati di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, l'acqua calda dovrà essere fornita, almeno per il 50%, da pannelli solari e ogni appartamento dovrà produrre energia rinnovabile in relazione alla sua superficie.

L'Italia senza strategia per la biodiversità

Nel giorno del lancio ONU del 2010 Anno internazionale della biodiversità il WWF afferma che per difendere il patrimonio naturale serve una strategia per la biodiversità. Sono 167 i paesi che ne hanno adottata una, ma tra questi non c'è l'Italia.

Nel giorno del lancio mondiale da parte dell'ONU del "2010: Anno internazionale della biodiversità" a Berlino il WWF Italia ha inviato una lettera alle maggiori cariche istituzionali italiane, al Presidente del Consiglio e ai ministri competenti in cui chiede uno scatto d'orgoglio al nostro Paese, quale conferma e rilancio di quel primato internazionale che ha fatto dell'Italia il primo Stato membro dell'Unione Europea che ha sottoscritto il "Countdown 2010", deciso a Malahide (Irlanda) nel 2004, e promosso la Carta di Siracusa nell'aprile 2009, nell'ambito del G8 Ambiente.
Con 57.468 specie animali di cui l'8,6% endemiche, e 12.000 specie di flora, delle quali il 13,5% specie endemiche, l'Italia e' il paese Europeo più ricco di biodiversità ma molta della ricchezza si sta perdendo: attualmente sono a rischio di estinzione il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi e addirittura l'88% dei pesci d'acqua dolce. Tra le minacce principali la modifica degli habitat e il consumo del suolo. Non ultime ancora oggi il bracconaggio ai danni si specie sempre più rare e la caccia eccessiva. Rischiamo di perdere, nei prossimi anni, specie come l'orso bruno, la lontra, il capovaccaio, l'aquila del Bonelli, la pernice bianca, la gallina prataiola.
E' dunque il richiamo alle istituzioni il primo passo che il WWF compie in ambito nazionale per l'Anno della Biodiversità, un 2010 nel quale l'associazione sarà impegnata con iniziative speciali, progetti sul campo e ulteriori interventi istituzionali.
Nelle lettere inviate al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio, ai ministri dell'ambiente, degli esteri e delle politiche agricole il WWF Italia indica come obiettivo prioritario per il 2010 la definizione in un'apposita Conferenza nazionale, aperta al contributo scientifico delle associazioni ambientaliste e dei maggiori esperti italiani, per definire la Strategia nazionale della Biodiversità e un conseguente Piano d'azione, sostenuto da adeguate risorse economiche, ricordando che ad oggi l'Italia non è tra quei 167 Paesi del mondo (l'87% delle parti che hanno sottoscritto la Convenzione internazionale sulla Biodiversità, CBD) che hanno già adottato proprie Strategie e Piani d'azione a tutela della biodiversità.
L'azione del WWF Italia, nell'ambito della più ampia azione di pressione sulle istituzioni intrapresa dal WWF internazionale su scala globale chiede che l'Italia contribuisca a raggiungere quegli obiettivi significativi utili a contrastare l'attuale ritmo di impoverimento della biodiversità che sono scanditi dal Countdown 2010, lanciato nel 2002 in occasione del Summit mondiale per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg in Sudafrica, alla luce del fatto che drammatici sono i dati relativi alla perdita di biodiversità agli habitat e alle specie più minacciate sul nostro Pianeta: insostenibili processi di deforestazione fanno sì che ogni 3-4 anni sparisca per sempre una superficie di foresta pluviale equivalente a tutta la Francia, mentre le specie si estinguono ad una velocità 100 volte superiore a quella dell'era preistorica.
Il WWF Italia, nella lettera inviata in questi giorni alle istituzioni italiane, descrive i cinque pilastri su cui si deve basare la Strategia nazionale della biodiversità, sostenuta dalla creazione di un apposito Fondo per la biodiversità:
1. l'adozione di strumenti legislativi quali una legge per la tutela della biodiversità;
2. L'inseririmento nella contabilità nazionale parametri che consentano di "tenere in conto la natura";
3. la definizione di obiettivi strategici non solo su scala nazionale ma anche regionale;
4. il coordinamento tra il Piano d'azione nazionale e quelli regionali;
5. un piano nazionale di sostegno alla conservazione delle ultime foreste tropicali che sia promossa con politiche rivolte a quei paesi in via di sviluppo che hanno stretti rapporti commerciali con il nostro Paese, che è una delle nazioni al mondo maggiori consumatrici di risorse forestali.
In ambito internazionale, il WWF mette a disposizione la propria competenza conseguita sul campo, a tutela della biodiversità, di habitat e specie minacciati dalle attività umane con propri progetti di conservazione, appoggiati dalle autorità e dalle popolazioni locali in difesa: dell'Amazzonia, che rappresenta il 30% della superficie delle foreste tropicali nel mondo, e dove ogni minuto si perde un'area pari a 36 campi di calcio; delle foreste del Centro Africa dove vivono alcune delle più carismatiche specie di scimmie antropomorfe come gorilla e scimpanzé; del Cuore del Borneo e a Sumatra in Asia, dove sopravvivono le ultime popolazioni importanti di Orango, Rinoceronte e Tigre di Sumatra; dell'Himalaya dove è sempre più rara, anche a causa dei cambiamenti climatici, la presenza del leopardo delle nevi; di quello scrigno di biodiversità endemica che è il Madagascar.

fonte: alternativasostenibile.it

Gli impatti dell'energia eolica sull'ambiente

Tutti sappiamo quali sono i principali impatti che l'energia eolica può produrre, e cioè: l'impatto visivo (paesaggio), quello sonoro (rumore) ed infine quello sull'avifauna. Passiamoli in rassegna.

Trattiamo volutamente il caso degli impianti industriali di media e grande taglia, escludendo cioè il caso del minieolico (che presenta caratteristiche peculiari e richiede una trattazione a parte), va detto che molto è stato fatto dall'epoca dei primi anni '80, ed in particolare molti degli errori che furono compiuti soprattutto negli Stati Uniti sono oggi completamente risolti, e queste esperienze sono diventate pratica comune nella progettazione dei parchi eolici.
Nel corso degli ultimi 20 anni le dimensioni tipiche degli aerogeneratori sono notevolmente cresciute, a causa della maggiore produttività ed i minori costi specifici gli elementi principali. Ovviamente questo fatto ha però portato con sé conseguenze - non sempre e necessariamente solo negative - per quanto concerne l'impatto ambientale di questi impianti. L'impatto visivo di un elevato numero di piccoli aerogeneratori può infatti essere peggiore di quello di un numero contenuto di macchine di grande taglia.
Trattando il tema dell'impatto visivo, probabilmente il più significativo tra quelli elencati (o forse quello a cui la maggior parte delle persone è più sensibile, almeno in un primo momento), questo è evidentemente funzione della distanza dell'osservatore, con l'impatto che diminuisce all'aumentare della stessa.
Negli anni '80 in USA i parchi eolici (di piccola taglia unitaria, rispetto ad oggi) si sono sviluppati in modo pressoché incontrollato, questi impianti, composti da un numero elevatissimo di aerogeneratori (anche oltre 3500 macchine installate in un singolo parco), caratterizzati da aerogeneratori di varia tecnologia (bi-tripala, con torri a traliccio e tubolari), funzionanti a velocità di rotazione elevate (50-70 rpm contro < 20 rpm di oggi), interspazi ridottissimi 30-40 m contro i 360-400 m almeno dei moderni parchi eolici), hanno generato terribili conseguenze sul paesaggio e sull'ambiente. Questo però ha anche permesso di acquisire esperienze che sono diventate oggi bagaglio essenziale per gli sviluppatori di parchi eolici. Volendo riassumere per punti i principali elementi acquisiti dal punto di vista dell'impatto paesaggistico, potremmo riassumerli come segue: - Fornire ordine visivo al parco eolico, componendo ove possibile unità visive ben distinte (cluster, cioè raggruppamenti di aerogeneratori) - Utilizzare gli aerogeneratori per seguire le linee naturali del paesaggio, e le infrastrutture esistenti (es strade: questo consente anche di ridurre le opere necessarie in fase di costruzione, quali sbancamenti etc.) - Utilizzare turbine e torri simili, con uguale numero di pale e che ruotano a velocità similari, adottando spaziature ampie, rimuovendo quelli non funzionanti e tenendo in rotazione le pale anche quando vi è vento sufficiente per muoverle ma non per generare energia elettrica (è noto che l'osservatore non apprezza vedere un generatore eolico fermo) - Interrare i cavidotti e porre le strutture accessorie (es cabine di trasformazione) in zone a ridotto impatto visivo e realizzare queste strutture con materiali tipici del luogo in modo da armonizzarle con l'ambiente circostante - Non utilizzare le torri eoliche per altre attività (es installazione di ripetitori, loghi pubblicitari, altre funzioni), per non esaltarne l'aspetto industriale ed invece mantenerne al massimo il senso ambientale, e meglio inserirle nel territorio naturale - Utilizzare vegetazione autoctona, mantenere in ordine e pulito il sito, scegliere colori in grado di ridurre l'impatto visivo, e mantenere un'armonia dimensionale tra generatori ed ambiente circostante - Minimizzare gli sbancamenti per evitare erosione del suolo, minimizzare la realizzazione di strade di accesso e piazzole - Utilizzare torri cilindriche e non a traliccio, che se anche meno visibili a distanza risultano esteticamente sgradevoli e presentano rischi per l'avifauna (che tende a nidificare su di esse) - Realizzare strutture pubbliche di informazione ed osservazione del parco - Se possibile, inserire il parco eolico nell'ambito di aree industriali preesistenti (ove può invece avere una funzione di recupero paesaggistico). Per quanto concerne il rumore, in passato numerosi problemi emersero in tal senso. All'epoca nelle macchine eoliche venivano installati generatori elettrici non specificatamente progettati per le condizioni di funzionamento tipiche di un aerogeneratore, e questo comportava funzionamenti anomali e considerevoli emissioni di rumore meccanico, che risulta particolarmente fastidioso. Oggi le macchine eoliche hanno pressoché eliminato questa criticità, ed i livelli sonori sono prevalentemente relativi alla fluidodinamica (cioè ai flussi attorno alle pale), rumore di per sé meglio tollerato, in parte controllabile riducendo la velocità di rotazione ed installando apposite appendici aerodinamiche), e comunque normalmente inferiore 45 dBa a 350 m di distanza. Relativamente infine all'impatto sull'avifauna, pur riconoscendo che le considerazioni devono essere svolte in modo indipendente per ciascuna specie considerata, numerosi studi mostrano come l'impatto sia estremamente limitato rispetto a numerose altre situazioni, e quindi complessivamente modesto. Ciò non toglie la necessità di svolgere poi analisi specifiche per ciascun sito in esame.

fonte: alternativasostenibile.it

venerdì 8 gennaio 2010

Lo stadio fotovoltaico più grande del mondo

Si trova a Taiwan, riesce ad ospitare fino a 55 mila spettatori e conta quasi nove mila pannelli installati sulla copertura che servon ad illuminare lamapdine e megaschermi presenti all'interno.

È il Kaohsiung World Stadium di Taiwan, inaugurato nella primavera del 2009 e costruito in occasione dell'ottava edizione dei World Games. Progettato dall'Architetto nipponico Toyo Ito, lo stadio può ospitare 55 mila spettatori e ha ben 8.844 pannelli solari installati sulla copertura. Il "tetto" genera energia sufficiente per illuminare 3.300 lampadine e due megaschermi televisivi all'interno della struttura.
Quando lo stadio non viene utilizzato per eventi sportivi, nelle giornate più calde, le celle fotovoltaiche generano molto più energia di quanta ne consumi l'impianto, per questo il governo di Taiwan ha pensato di vendere l'energia in eccesso, in media 1,14 milioni di KWh all'anno, con un risparmio per l'ambiente di qualcosa come 660 tonnellate all'anno di anidride carbonica. Inoltre lo stadio è stato costruito con materiali riciclabili ed è circondato da 7 ettari di parco.

Green Social Festival 2010

Verso la nuova era della sostenibilità. Dal 12 al 19 febbraio a Bologna, una settimana di spettacoli, mostre, giochi, dibattiti e incontri per le scuole. Tra gli ospiti il Ministro Prestigiacomo e Bob Kennedy III.

People, planet, profit: proteggere l'uomo, sentire il pianeta, strutturare il sistema economico sul sociale. Questi i temi del Green Social Festival 2010, che si terrà a Bologna dal 12 al 19 febbraio 2010.
Alla presenza del Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo e con Bob Kennedy III, ospite d'eccezione, il Green Social Festival si candida ad essere l'evento dell'anno sui temi dell'ambiente, del risparmio energetico e della sostenibilità, con un ricco calendario di eventi, incontri e spettacoli. Una manifestazione dal taglio divulgativo e dal linguaggio semplice e diretto, dedicata ai cittadini-consumatori-utenti che porteranno al cambiamento ma soprattutto agli studenti delle scuole, i ragazzi e i giovani che gestiranno il domani. Perché oggi più che mai la sostenibilità deve essere intesa come un rapporto interdipendente tra uomo e ambiente: il Green Social Festival nasce proprio al fine di sensibilizzare i cittadini sulla loro possibilità e capacità di esercitare un ruolo attivo, che si traduca in gesti e comportamenti quotidiani e concreti.
Il programma del Green Social Festival è ricco di appuntamenti: incontri, spettacoli, mostre, lectio magistralis e momenti di edutainment coinvolgeranno cittadini, scuole e addetti ai lavori nella ricerca di soluzioni, risorse e capacità progettuali per un futuro e uno sviluppo sostenibile.
E' prevista la partecipazione di personaggi e interpreti di prima grandezza nel panorama italiano ed internazionale a livello istituzionale, scientifico, politico, artistico e associativo, che si confronteranno sul futuro della sostenibilità: le sfide che ci aspettano, i valori da difendere, l'acquisizione di una visione globale del patrimonio comune.
Questi i temi che saranno approfonditi nel corso degli eventi in programma.
ENERGIA & AMBIENTE
Risparmio energetico, perché un giorno il petrolio (ma anche il metano) finiranno. Energie rinnovabili, perché dal Sole arriva energia inesauribile, possente e pulita. Da come il potere politico ed economico riuscirà a interpretare e prevedere il futuro nel rapporto tra energia e rispetto dell'ambiente c'è la chiave del futuro dell'uomo. Ma saranno le genti a decidere il destino, se il processo di responsabilizzazione collettiva che la crisi globale ha scatenato diventerà patrimonio di tutti.
LEGALITA' & COMUNICAZIONE
Quello che abbiamo perso (e che ancora non stiamo tentando di recuperare) sono i valori. Nel violare la legalità oggi non c'è vergogna. Colpa della comunicazione che non è responsabile, che non veicola valori e punta solo alla vendita di uomini e cose a tutti i "costi".
VIVERE & SOSTENIBILITA'
C'è un tempo per l'uomo, uno per l'ambiente, uno per il sistema economico, il profitto. C'è un tempo per le città sostenibili, la finanza trasparente, una società che è cosa più buona e più giusta. E ci sono tre parole d'ordine che hanno saputo sincronizzarli: People, Planet, Profit. La triple bottom line della salvezza del pianeta, dei nuovi stili di vita, dei consumatori consapevoli, della civiltà e del progresso (quello vero) per tutti. Le parole d'ordine del futuro che cerchiamo.
VISIONE GLOBALE
Con l'evoluzione tecnologia il mondo sarà più piccolo, meno gestibile e un po' più rissoso. Fra non molti decenni vivremo tutti un po' più stretti, molto meno tolleranti, sempre più itineranti. Ed allora avremmo bisogno dei Comandanti del Mondo. Visione, strategia, competenza, intelligenza sociale: chi deciderà i destini del mondo è un essere superiore, un organismo vivente di uomini e donne che sovrintendono a Paesi e Continenti. Che hanno scelto il bene comune del pianeta e decideranno della gestione delle risorse e della conoscenza.

Progetto "Legno Amico"

Il Progetto "Legno Amico" è uno studio pilota condotto dall'Agenzia Regionale Energia (ARE) e dall'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, il cui obiettivo e' quantificare il rischio di esposizione ad inquinanti prodotti dalla combustione di legna, individuare eventuali anomalie nella gestione di stufe e caminetti e contribuire alla conoscenza delle buone norme da applicare nella conduzione degli impianti a legna.

Progetto "Legno Amico"Le ricerche, avviate in Val d'Aveto nel 2007 con la collaborazione del personale del Centro di Educazione Ambientale del Parco, hanno interessato un campione di undici famiglie che volontariamente hanno messo a disposizione la propria abitazione per le misurazioni di benzene e altri inquinanti dannosi per la salute.
In questo modo i tecnici dell'IST hanno potuto raggiungere interessanti risultati e informazioni sui consumi ed usi della legna e sulle caratteristiche di isolamento termico delle abitazioni e degli impianti di riscaldamento, permettendo così di individuare possibili migliorie pratiche da adottare per ridurre le emissioni di fumi, e buone norme da adottare per migliorare la qualità dell'aria all'interno delle proprie abitazioni.
Allo scopo di raggiungere un campione più rappresentativo e implementare i risultati raggiunti, il progetto "Legno Amico" proseguirà con ulteriori campagne di indagini, sia in Val d'Aveto sia in altre zone della nostra regione; a tal fine, altri Centri di Educazione Ambientali della Liguria che operano in territori rurali dove è comune il riscaldamento a legna, sull'esempio del Parco dell'Aveto, si sono già resi disponibili a collaborare per facilitare le attività dei tecnici dell'IST.
Per diffondere i risultati ottenuti e trovare nuove case "campione" dove proseguire le ricerche, il Centro di Educazione Ambientale del Parco ha programmato un incontro con i cittadini presso la sede di Rezzoaglio, in calendario venerdì 15 gennaio 2010 alle ore 17.30, al quale saranno presenti i responsabili dell'IST, pronti a illustrare gli aspetti del progetto e a rispondere eventuali curiosità.

In Francia stop alle bottiglie d'acqua di plastica

Biocoop è un'azienda leader francese dell'alimentazione biologica, ha ritirato dal suo catalogo l'acqua in bottiglia a partire dal 31 dicembre 2009. Complessivamente l'iniziativa permetterà di risparmiare 1.6 milioni di bottiglie di plastica all'anno, che equivale all'incirca a 70 tonnellate di plastica.

Alcuni supermercati, approfittando della decisione di eliminare dagli scaffali le bottiglie in pet, hanno esposto i vari sistemi alternativi di filtraggio dell'acqua (in caraffa, dal rubinetto, a osmosi inversa). Tale decisione ecologica ma anche commerciale, assunta a seguito di un referendum interno svolto durante il mese di giugno tra i vari punti vendita aderenti al gruppo, fa seguito a un dibattito che è durato circa due anni, e che è giunto alla conclusione per cui "l'acqua in bottiglia rappresenta una vera aberrazione ecologica, un lusso che costa troppo caro al pianeta".
Complessivamente, secondo i dati citati dal gruppo, l'iniziativa permetterà di risparmiare 1.6 milioni di bottiglie di plastica all'anno, che equivale all'incirca a 70 tonnellate di plastica. Oltre alla riduzione dei rifiuti in plastica da parte dei suoi clienti, questa iniziativa avrà delle conseguenze concrete riguardo all'impronta ecologica del gruppo Biocoop, in particolare riguardo i trasporti: si calcola che saranno circa 35 le tonnellate equivalenti di carbone che saranno risparmiate annualmente dalla società Transport Biocoop. E' da notare che prima di assumere tale decisione, Biocoop ne ha valutato gli effetti in relazione ai suoi fornitori, effetti che sono stati valutati limitati, stimabili rispettivamente intorno al 4,7% e al 5,8 del fatturato dei due principali fornitori del gruppo francese (i due marchi di acqua minerale Rosee de la Reine e Montcalm).

In funzione l'impianto di biostabilizzazione a Bari

E' finalmente operativo l'impianto per la biostabilizzazione dei rifiuti, costato quattordici milioni di euro, interamente finanziati con fondi POR 2000-2006, realizzato dal Consorzio A.T.O. Ba 2 (Ambito territoriale ottimale) in collaborazione con AMIU S.p.a.

In funzione l'impianto di biostabilizzazione a BariL'onorevole Cinzia Capano, presidente uscente dell'ATO Ba2, ha sottolineato che "il progetto è stato realizzato a tempo di record infatti il bando di gara è stato pubblicato a luglio del 2008 e l'impianto ha superato il collaudo tecnico funzionale prima di Natale 2009. Appena entrerà a regime, il biostabilizzatore sarà in grado di trattare le 146.000 tonnellate di "talquale" che Bari produce annualmente, riducendo del 30% la quantità rifiuti umidi conferita in discarica. La gestione della parte secca, invece, verrà definita con il piano d'Ambito, per il quale si utilizzeranno i fondi europei 2007-2013"
"Il biostabilizzatore - ha affermato il presidente dell' Amiu Giuseppe Savino - sarà in grado di ridurre quotidianamente il volume e la carica batteriologica di quattrocento tonnellate di spazzatura, il 90% circa della produzione giornaliera di rifiuti a Bari, che verrà prima triturata e successivamente sistemata nelle 24 "biocelle" dell'impianto."
Questi spazi, dotati di particolari sistemi di monitoraggio delle temperature oltre che di speciali filtri di aerazione, sono in grado di accelerare il naturale decadimento della parte organica della spazzatura, che invece di venti anni impiegherà solo sedici giorni a deperire.
Dopo questo trattamento la frazione secca e la frazione umida verranno separate, recuperando i rifiuti ferrosi.
I sistemi di trattamento biologico delle biomasse si basano sul processo della degradazione della componente organica che fermenta producendo gas metano e hanno come obiettivo la riduzione fisica dei rifiuti, del percolato e dell'impatto ambientale sulle discariche.
L'indice respirometrico è un parametro fondamentale per la valutazione della stabilità di una biomassa.
Dai dati rilevati dall'Arpa per il collaudo dell'impianto dell'AMIU, i campioni prelevati dopo il trattamento indicano che l'indice respirometrico è intorno a 300 microgrammi, di molto inferiore al limite di legge per la salvaguardia della salute (pari a 800 microgrammi).

Le novità della finanziaria


Vi abbiamo già accennato alla finanziaria 2010 come una delle più "povere" per quanto riguarda i contenuti ambientali, ma la stessa contiene un paio di provvedimenti in materia di gestione dei rifiuti molto interessanti ed attesi.

Il Dl 30 dicembre 2009, n. 194, così detto "mille proroghe" blocca infatti di ulteriori sei mesi il passaggio comunale dalla tassa ("Tarsu") alla tariffa ("Tia") sui rifiuti e fa slittare ancora la partenza del "sistema di responsabilità individuale" dei produttori di Aee sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).
Ancor più degno di nota può forse essere considerato il Dl 30 dicembre 2009, n. 195, "Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella Regione Campania", con il quale viene sancita - dopo 15 anni di ripetute proroghe -la fine del regime commissariale in Campania.
Il 2010 porta con sé importanti novità anche in campo energetico, quali il nuovo software dell'Agenzia delle entrate per l'invio telematico delle comunicazioni relative alla detrazione Irpef del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, la modifica delle procedure per l'ammissione al sistema di incentivazione del solare fotovoltaico, il "Conto Energia", e soprattutto l'entrata in vigore del nuovo obbligo in materia di regolamentazione comunale edilizia: dal 1° gennaio 2010, difatti, la concessione del permesso di costruire nuovi edifici dovrà essere subordinata alla presenza di impianti di produzione di energia rinnovabile.
Il 5 gennaio 2010, infine, l'Ue ha ufficializzato l'elenco di settori e sottosettori rientranti nel sistema Ue delle quote di emissione di CO2 a forte rischio di delocalizzazione, ai quali anche in conseguenza della deludente conclusione della Conferenza di Copenhagen sul clima, saranno concesse nel biennio 2013-2014 quote gratuite di emissione.

giovedì 7 gennaio 2010

Le auto più ecologiche del 2009

Secondo una ricerca sono la Volvo C30 1.6D, la Dacia Logan MCV e la Citroën C-Zero le tre auto più ecologiche del 2009, la Volvo è una macchina a diesel, la Dacia è a bioetanolo mentre la Citroën è elettrica.

La Volvo C30 1.6D è a gasolio ma si è imposta come auto più virtuosa dell'anno grazie ai voti dei visitatori e dei giornalisti specializzati del sito TheGreenCarWebsite.co.uk. Utilizza un motore diesel 1.6 CC e, in versione Start&Stop, emette appena 99 g/Km di CO2. Inoltre consuma appena 3,8 litri per 100 Km. L'autonomia? Oltre 1.350 Km con un pieno nel ciclo combinato.
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La tariffa bioraria per l'energia


Dalla prossima estate, verrà introdotta la tariffa bioraria da parte dell'Enel, sono previsti sconti e vantaggi in bolletta per chi userà gli elettrodomestici in alcune fasce e verrà premiato l'uso nei giorni festivi.

Da luglio 2010 entreranno in vigore le tariffe biorarie, nei giorni festivi sarà più conveniente la bolletta energetica. L'innovativa tariffazione bioraria verrà attivata in tutta Italia: chi consumerà energia con l'uso degli elettrodomestici dalle 19 alle 8 dei giorni feriali, ma in particolare in tutti i giorni festivi, vedrà un significativo sconto in bolletta.
Più conveniente nei giorni festivi, intesi come sabato e domenica e nei giorni di festa, ma tariffe un po' meno "amiche" dei consumatori nei giorni feriali. Questo nuovo sistema, ideato dall'Autorità per l'Energia elettrica e il gas, ha lo scopo di ridurre sprechi e un consumo sbagliato di energia, e riguarderà tutti i consumatori che non si sono impegnati nelle offerte del mercato libero e abbiano in casa uno dei nuovi contatori elettronici.
Per avere un reale risparmio bisognerà concentrare i consumi per almeno il 66% nelle fasce orarie più convenienti, rispettando comunque la massima potenza consentita dalle condizioni contrattuali, ovvero 3.3 Kw, (che rappresenta l'85% del consumo domestico) e proprio per questo motivo le associazioni dei consumatori intendono far approvare una delibera che permetta il sorpasso di tale vincolo.

La lampada a led che dura 25 anni


Presentata alla fiera delle tecnologie amiche dell'ambiente, Pharox, la lampada a led che, secondo i costruttori, assicura una durata di vita pari a 25 anni.

La Pharox 60 LED Dimmable Lightbulb e' una lampadina a LED paragonabile ad una tradizionale da 60 W, ma ne consuma solo 6. La luce emessa e' di 300 lumen e il colore e' un bianco caldo, a 3000K. I costruttori le attribuiscono una durata stimata di 25 anni usandola 4 ore al giorno, sei volte di più di una fluorescente e trentacinque volte di più di una lampadina a incandescenza.
Non ci sono metalli pericolosi: niente mercurio, niente piombo, niente tungsteno, cosa che risolve molti problemi di smaltimento a fine ciclo di vita. Come richiesto da molti consumatori, la luce emessa può essere regolata in intensità. Il costo di acquisto si ripaga in un paio d'anni, passati i quali inizia il risparmio.
La lampadina e' stata presentata al West Coast Green, la fiera delle tecnologie amiche dell'ambiente a San Francisco, in California. Al momento ci sono sul mercato solo le lampadine per americani a 110V, quindi e' inutile cercare di comprarla on line (costa 40 dollari su mypharox.com). A breve dovrebbero arrivare, dalla Lemnis Light dei Paesi Bassi fondata da un nipote di Philips, le Pharox per l'Europa.